Mary e Frances Shepard
I colori della nebbia
Trama
Italia, 1815 - Mantova, stretta nella morsa del nebbioso autunno, non è più un luogo sicuro per Matilde Vicolini. Dopo essere stata testimone di un orribile delitto, la giovane cerca di farsi forza e tornare a vivere, ma la strada per riconquistare la serenità è ancora lunga. La buona società è in fermento per la visita dell'Imperatore d'Austria, e quando la giovane incontra William Roschmann, a un ballo, ogni sua certezza vacilla. William è un ufficiale austriaco, ferito nel corpo e nell'anima durante la battaglia di Austerlitz. Fra loro è subito passione, ma una serie di attentati minaccia la vita di Matilde e ogni promessa di felicità sembra svanire. Fra complotti, delitti e il nascente fervore indipendentista che attraversa la città, riuscirà il coraggio di un uomo a mantenere la pace nel Lombardo-Veneto? E l'amore di Matilde sopravvivrà alle tenebre?
Che cosa strana. Prima di iniziare a scrivere un commento, di solito, trovo in rete un sacco di recensioni. Quindi, anche in questo caso - soprattutto in questo caso - pensavo di dover stare attenta ed evitare una valangata di commenti per non farmi influenzare. Ma su aNobii non ce ne sono - WTF?! - e i pochi blog che hanno recensito questo romanzo sono stati - come dire - attenti nell'uso delle parole. A me, però, piace andare a ruota libera, senza freni, e quindi dirò senza mezzi termini che I colori della nebbia non entra tra i miei romanzi preferiti e che si è guadagnato 3 cuoricini.
Mary - Weirde - e Frances Shepard sono due autrici italiane e - per inciso - mantovane. Hanno avuto la rara occasione di essere pubblicate con Harlequin e, solo per questo, meritano una chance. Mi sorprende, quindi, che la risposta delle lettrici italiane sia così piatta. Non credo alla solita scusa dell'italiana che non legge italiane, e mi riesce difficile immaginare che nessuno abbia la curiosità di leggere un romance scritto a 4 mani. Mi ci metto d'impegno per farvi venire voglia di leggerlo, dammit!
Partiamo con il titolo. Lasciamo perdere la parola colori - che cozza con quella centrale del titolo: nebbia. Oh, ecco. Nebbia. Chi abita all'interno di quel rettangolone verde che va da Pavia, Vigevano, Milano a Cremona, Mantova e Verona non può non sentire sua la nebbia. Io ci sono nata nella nebbia, ci ho vissuto tutta la vita, la respiro, riesco a vederci attraverso anche quando è un muro bianco. Non che altri posti non abbiano l'onore di immergersi nel vapore insidioso, s'intende, ma queste zone hanno la nebbia nel sangue. Il fatto che il titolo stesso riporti un elemento così caratteristico e che le autrici l'abbiano usata - molto bene, tra l'altro - all'interno della narrazione come elemento utile ha trasformato completamente l'idea iniziale che mi ero fatta di questo romanzo. Dal solito romance è diventato un romance verace, vero, vicino alla realtà geografica ma piacevolmente lontano nel tempo. In più il libro è uscito nel periodo perfetto, Ottobre, e avrà il suo momento di gloria tra Novembre e Dicembre quando la nebbia striscia ovuuuunque.
Passiamo all'ambientazione. Mantovane che scrivono di Mantova. Con delle belle e semplici descrizioni, la cittadina diventa quasi un personaggio vivo, che agisce di soppiatto e accompagna i personaggi durante lo svolgimento della trama. Piacevole, quindi, la scenografia che non ha nulla da invidiare a qualsiasi altro paesello inglese.
Arriviamo alla storia. La giovane Matilde, la protagonista, ha avuto la sfortuna di assistere a degli omicidi e il trauma l'ha trasformata in un esserino che ha paura di uscire di casa e si rifugia nella fantasia per sfuggire alla realtà. Nonostante il suo continuo pensare a elfi e folletti mi abbia infastidita, Matilde è un personaggio che cresce durante la storia. Parte gracilina e impaurita - e per me troppo infantile - per raggiunge un degno livello di maturità e indipendenza emotiva che le fa guadagnare moltissimi punti. William, l'eroe del romanzo, è un ufficiale austriaco spedito a Mantova per riscuotersi dal torpore di un lavoro di rappresentanza, più che d'azione. Biondo, dallo sguardo scuro e intenso, William è un soldato fino al midollo, un uomo d'azione e di pochi fronzoli. Non è adatto alla vita di società e la sua irruenza, la sua incapacità di ammorbidire il suo carattere lo rendono un perfetto compagno per Matilde, così fragile e scossa. Naturalmente le due autrici hanno giocato molto sulla situazione storica del periodo, dando quindi a William una trama che lo facesse spiccare e che, contemporaneamente, dona corpo e sostanza al romanzo. La furbata è stata quella di collegare gli omicidi - e quindi la storia di Matilde - a quella delle rivolte di Mantova e, quindi, alla storia di William, congiungendo le due storie portanti in una sola, con un unico epilogo. Approvo....
Passiamo all'ambientazione. Mantovane che scrivono di Mantova. Con delle belle e semplici descrizioni, la cittadina diventa quasi un personaggio vivo, che agisce di soppiatto e accompagna i personaggi durante lo svolgimento della trama. Piacevole, quindi, la scenografia che non ha nulla da invidiare a qualsiasi altro paesello inglese.
Arriviamo alla storia. La giovane Matilde, la protagonista, ha avuto la sfortuna di assistere a degli omicidi e il trauma l'ha trasformata in un esserino che ha paura di uscire di casa e si rifugia nella fantasia per sfuggire alla realtà. Nonostante il suo continuo pensare a elfi e folletti mi abbia infastidita, Matilde è un personaggio che cresce durante la storia. Parte gracilina e impaurita - e per me troppo infantile - per raggiunge un degno livello di maturità e indipendenza emotiva che le fa guadagnare moltissimi punti. William, l'eroe del romanzo, è un ufficiale austriaco spedito a Mantova per riscuotersi dal torpore di un lavoro di rappresentanza, più che d'azione. Biondo, dallo sguardo scuro e intenso, William è un soldato fino al midollo, un uomo d'azione e di pochi fronzoli. Non è adatto alla vita di società e la sua irruenza, la sua incapacità di ammorbidire il suo carattere lo rendono un perfetto compagno per Matilde, così fragile e scossa. Naturalmente le due autrici hanno giocato molto sulla situazione storica del periodo, dando quindi a William una trama che lo facesse spiccare e che, contemporaneamente, dona corpo e sostanza al romanzo. La furbata è stata quella di collegare gli omicidi - e quindi la storia di Matilde - a quella delle rivolte di Mantova e, quindi, alla storia di William, congiungendo le due storie portanti in una sola, con un unico epilogo. Approvo....
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