11/10/13

The Secret Door: Il salotto di Lizzie - Intervista a Mary & Frances Shepard...




The Secret Door: Il salotto di Lizzie - Le interviste #5 "Mary & Fr...: Lettori carissimi, oggi ho il piacere di avere come ospiti sul blog due autrici italiane che hanno appena visto la loro opera d'esordio...

INTERVISTA A MARY & FRANCES SHEPARD

Ciao Mary, ciao Frances, e benvenute su The Secret Door. Grazie per aver accettato di essere mie ospiti. È una vera emozione poter intervistare due giovani autrici italiane di grande talento!
F. Ciao Monia, è un piacere chiacchierare con te. Grazie per averci ospitate sul tuo blog.
M. Grazie a te!

Prima di tutto, raccontateci un po’ di voi. Mary & Frances sono gli eleganti pseudonimi dal sapore austeniano dietro cui si nascondono Mariachiara Cabrini e Francesca Cani. Chi sono in realtà queste due giovani donne? Come vi piace descrivervi?
Mary
Frances
M. Sono Mariachiara, sono una lettrice compulsiva e amo scrivere quanto leggere. Lavoro come impiegata, ma ho una seconda identità come blogger che guarda a caso parla di libri.
F. Sono Francesca, sono sportiva, amo viaggiare, sono uno spirito libero. Ogni volta che posso parto alla scoperta di posti non proprio turistici e di paesaggi incontaminati, sono rientrata la settimana scorsa dall’Irlanda. Il mio compagno di viaggio è anche il mio eroe: mio marito Matteo.


Voi siete entrambe autrici, singolarmente, di numerosi titoli allettanti. Cosa vi ha spinto ad intraprendere un percorso di scrittura a quattro mani? È stato difficile scrivere un romanzo insieme ad un’altra persona? E come avete affrontato il processo di scrittura in comune?
M. Credo che per un autore sia molto importante sperimentare e mettersi in gioco, noi l’abbiamo fatto. L’idea è nata così, per caso, visto il nostro comune amore per la scrittura, e poi ci abbiamo preso la mano. In due proseguire spediti nella scrittura è più facile. Hai sempre qualcuno a cui chiedere consiglio e pronto a spronarti. Non è un processo semplice e richiede una giusta preparazione, però. Bisogna organizzarsi accuratamente, una volta decisa la trama creare una sinossi e poi una scaletta accurata dei capitoli completa di punti di vista in modo da dividersi il lavoro. Poi una volta che si inizia a scrivere il confronto deve essere continuo, di solito il risultato è qualcosa che piace a entrambe e questo è già segno che potrà piacere a un pubblico molto ampio, visto che io e Francesca abbiamo gusti molto diversi.
F. Nel mio lavoro dico sempre ai bambini che collaborare arricchisce e che il confronto è costruttivo, perciò ho messo in pratica quello che predico da anni. Siamo amiche dai tempi dell’università, Mary e io, quindi avevamo già sperimentato la solidarietà che nasce fra compagni di corso. Abbiamo letto l’una parte dei lavori dell’altra, prima di decidere di scrivere in tandem, quindi è nata stima, sintonia e poi l’idea di scrivere insieme. Siamo sempre partite da discussioni e brainstorming faccia a faccia, che poi proseguivano con scambi di e-mail chilometriche. Dai problemi iniziali sulla costruzione dei personaggi a quelli fondamentali sulla trama, non abbiamo mai smesso di esprimere i nostri punti di vista. Eravamo entrambe consce del fatto di avere fra le mani una storia vincente forse perciò, nonostante le difficoltà, abbiamo perseverato. Sì, perché all’inizio parlavamo due lingue molto diverse, per stile e gusto personale. Ma ci siamo armonizzate con facilità e siamo ben presto diventate una la spalla creativa dell’altra.

Come è nata l’idea per “I colori della nebbia”? Cosa vi ha ispirato questa storia ricca di mistero e romanticismo? E come mai avete scelto di intraprendere questa prima avventura insieme cimentandovi in un romance storico?
M. Una volta deciso di provare a scrivere un libro assieme abbiamo concordato di cimentarci in un genere che conoscevamo e che avesse un buon pubblico e perciò fosse commerciabile. A entrambe è subito venuto in mente il genere romance. Abbiamo poi deciso che volevamo creare dei personaggi fuori dai soliti canoni romance, con un quid in più, e pensando e ripensando, parlando e confrontandoci è nata la trama. Molto semplicemente.
F. Eravamo già entrambe predisposte a scrivere qualcosa di romantico, avevamo ambedue un po’ d’esperienza nel campo. Siamo laureate in Storia dell’arte, quindi la ricerca d’archivio e bibliografica è stata il nostro pane quotidiano per anni, abbiamo pensato di mettere a frutto i nostri studi, da qui l’ambito storico. E’ stata, a ben vedere, la scelta vincente perché, fin dalle prime letture dell’editor, ci è stato riferito che nel romanzo si respirava proprio l’aria del periodo storico che abbiamo scelto. 


Sapreste definire il vostro romanzo solamente con tre aggettivi? Tre per Mary e tre per Frances. Quali e perché?
F. Passionale, colorato, dinamico. Passionale non solo per ciò che evoca subito l’aggettivo, ma anche perché vi sono molte passioni nel romanzo. Inespresse, potenziali, totalizzanti, ma sempre forti e in grado di dare carattere e vita ai personaggi. Colorato perché, se lo leggerete, vi renderete conto che si tratta di un romanzo molto visivo: i colori si vedono, a volte si toccano, sono sempre presenti. Dinamico perché vi è l’azione che spesso manca nei romance classici.
M. Romantico, avvincente e mantovano. Romantico perché è un romance, perciò il romanticismo al suo interno non manca di certo (così come due scene particolarmente passionali). Avvincente poiché si è sempre in tensione, leggendolo, per capire chi sta dietro gli attentati contro Matilde. Mantovano poiché è ambientato a Mantova, la nostra città. 

Leggendo la sinossi del libro, si intuisce che in questa storia non c’è solamente l’intreccio amoroso, ma un mix di mistero, avventura, pericolo e passione. Come mai avete scelto di dare un taglio così dinamico e originale al romanzo e di concentrarvi non solo sui sentimenti amorosi dei protagonisti ma anche su vicende così oscure e dal fascino cupo?
F. Sì, I colori della nebbia ha molte sfaccettature create appositamente per allargare gli orizzonti. Ci serviva qualcosa che fosse stimolante da scrivere, rimanere tutto il romanzo a sondare i sentimenti dei due protagonisti ci toglieva molte possibilità, ancorandoci alla tradizione. Volevamo qualcosa, che pur rimanendo nel classico taglio romance, fosse di vedute più ampie. Così è nata la storia che ha sprazzi giallistici, noir, d’avventura e molta azione.
M. Fin da subito volevamo distanziarci dai soliti romance, dare qualcosa in più ai lettori e creare un atmosfera dinamica e ricca di mistero ci è sembrato il modo giusto per farlo. Mantova poi è una città la cui atmosfera si presta molto a intrighi e complotti, nell’ombra della nebbia.

Avete inserito nell’intreccio un periodo storico molto affascinante, e dalla precisione dei dettagli si può dedurre che avete intrapreso un minuzioso lavoro di ricostruzione storica. È stato difficoltoso ricreare un’epoca passata? È stata la prima volta che vi mettevate alla prova in questo campo oppure avevate già esperienze nella stesura di romanzi storici?
M. Grazie ai nostri studi in Storia dell’arte siamo abituate alle ricerche storiche e ci piacciono, per noi girare per biblioteche e archivi è uno spasso.
F. Per me non era la prima volta, perché il mio primo romanzo è uno storico ambientato in un’epoca più recente, ovvero durante la Seconda Guerra Mondiale (Amare- Il profumo del gelsomino notturno, edito da goWare) Anche in molti racconti avevo sondato la possibilità di dedicarmi allo storico (Lite Editions e Chichili Agency). La mia tesi di laurea specialistica, inoltre, verteva proprio su una scuola di pittori mantovani che ebbero la maggiore attività nel periodo 1815/17.

Voi abitate entrambe a Mantova e, dalla trama del vostro libro, è palese il vostro amore per questa bella città. È stata unanime la scelta di ambientare la storia proprio lì? Insomma, quando avete deciso di scrivere questo romance, avevate già la certezza che Mantova avrebbe fatto da sfondo alle vicende? O è una decisione che avete preso in seguito?
M. E' una decisione che è stata presa quasi subito. Bisogna scrivere di ciò che si conosce per risultare credibili, inoltre era la nostra prima esperienza nel genere romance, ambientarla in una città che conoscevamo bene ci rassicurava.
F. E’ stata una decisione unanime che ha subito solleticato la fantasia di entrambe. Sembra strano ma ancora oggi, dopo anni di lavoro fra stesura ed editing, quando cammino per i vicoli di Mantova penso: “qui è passato William” oppure “là abitava Matilde”. Insomma girare per la città è diventato come passeggiare per un set! 

Quanto c’è di ognuna di voi nella protagonista della storia o negli altri personaggi?
M. Credo sia importante dire che questa storia ha due protagonisti Matilde e William, non uno. Entrambi hanno uno spazio uguale nel romanzo ed entrambi sono i cardini della storia. Io ho seguito più Matilde e Francesca più William, ma in realtà poi, confronto dopo confronto, possiamo dire che sono entrambi di entrambe. Amiamo molto anche i personaggi secondari del romanzo. In particolare io sono molto affezionata la personaggio della nonna di Matilde, per cui mi sono un poco ispirata a mia nonna, e al cane di Altea, Amadeus.
F. Più che della protagonista in me c’è qualcosa di William, c’è molta della sua irrequietezza del suo essere un personaggio fisico, che agisce e si sporca le mani. Lui si sfinisce con gli allenamenti militari, io sono attiva e sportiva, ci somigliamo. C’è qualcosa di mio anche nella sbadataggine di Eusebio, lo zio di Matilde, e nel carattere ironico di Edmund, l’amico e compagno d’armi di William. Mi sono dedicata di più ai personaggi maschili nella stesura del romanzo, si nota?

Tra le due chi è la più romantica? Sono curiosa di sapere chi ha dato l’impronta più sentimentale alla storia e chi, invece, quella più misteriosa. Chi ha conferito il tono del romance e chi quello del mistero? C’è stato questo dislivello emotivo durante la stesura oppure è stato tutto molto equilibrato?
M. Siamo entrambe romantiche, e amanti dei lieti fine. Senza alcun dubbio. Ma tra noi due forse sono io a essere un poco più guastafeste, nel senso che tendo a essere anche molto disillusa e terra terra. Perciò spesso mi veniva naturale smorzare i toni più romance dei romance.... Per fortuna Francesca, in piena fase Luna di miele, ha riequilibrato il tono. Lei è molto brava nelle scene d'azione, le ama particolarmente, io amo più le scene ironiche e familiari. Per quanto riguarda il mistero, bé, lì ci siamo arrovellate entrambe, perché far combaciare tutti gli elementi di un giallo è più complicato di quanto sembra. Da fan di CSI ho amato però cimentarmi nella costruzione di una piccola indagine, per quanto difficile.
Elinor e Marianne Dashwood
F. Siamo entrambe romantiche ma abbiamo due vene di romanticismo differenti. Io sono più drammatica, per me il romanticismo vero è il connubio fra amore e morte, l’inscindibile alternarsi di passione e destino fatale. Sono un po’ una Marianne Dashwood moderna. Mary è più concreta e più orientata al romanticismo che va di moda ai tempi nostri, lei è la mia Elinor, mi trascina con i piedi per terra e dà sempre saggi consigli. Altre due sorelle Marianne e Elinor Dashwood, sarà un caso? 
 
 
 
 
 
Per continuare a leggere il resto dell'intervista recatevi sul blog The Secret door......

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