30/09/13
-1 all'uscita di I colori della nebbia
- 1 all'uscita del libro! E nuova intervista sul blog My secret diary. Ecco il link:
http://themydiarysecret.blogspot.it/2013/09/i-colori-della-nebbia-mary-e-frances.html
E un piccolo estratto:
1. Benvenute sul blog. Cominciamo subito con il chiedervi di voi. Chi sono Mary e Frances?
M. Siamo due ragazze con la passione per i libri e la scrittura. Ci siamo conosciute all’Università, ma solo dopo abbiamo scoperto che entrambe scrivevamo. Ognuna di noi aveva già scritto in proprio e abbiamo deciso di buttarci nell’avventura di provare a scrivere un romanzo a quattro mani. Da diversi anni curo un blog dedicato ai libri, L’arte dello scrivere… forse e questa mia passione accompagna ogni mia giornata praticamente.
F. Abbiamo scelto uno pseudonimo che ci identifica come sorelle, questo dice molto di noi. Amiamo fare shopping insieme, quando gli impegni lavorativi ce lo consentono. Quando non ci possiamo vedere ci scriviamo chilometriche mail, zeppe di spunti, visioni, approfondimenti. Siamo una la spalla creativa dell'altra.
2. I vostri sono pseudonimi. Ci volete svelare la vostra vera identità e perché avete scelto questi nomi? Perché non firmarvi con i vostri veri nomi?
M. Io sono Mariachiara Cabrini di lavoro faccio l’impiegata e sono laureata in Storia dell’arte. Sono nata e cresciuta a Mantova e ho 31 anni. Ho una smodata passione per i libri e la scrittura e sono piuttosto testarda di natura, nonché a volte troppo fantasiosa e riflessiva. Mi piace vedere il lato ironico della vita e ho sempre tanti progetti in corso. Ho appena concluso un'iniziativa che è durata più di un anno e che ho pubblicizzato sul mio blog: insieme ad altri volontari che hanno risposto al mio appello, abbiamo tradotto un intero libro dall’inglese all’italiano gratuitamente e con editing compreso in modo da aiutare l’autrice, Amy Lane, ad autopubblicarsi nel nostro Paese.
La scelta di usare deli pseudonimo è legata al genere romance e al nostro amore per esso e per le autrici che vi appartengono che più amiamo. Personalmente io adoro Mary Balogh.
F. Sono Francesca Cani, ho 32 anni, vivo e lavoro a Mantova. Sono sposata da un anno con il mio eroe: Matteo. Sono la passionale del duo, quella che non conosce mezze misure, che spinge sempre a introdurre qualcosa di drammatico ed emozionale in ciò che scriviamo. Sono sportiva, anche un po' irrequieta, amo viaggiare (sto rispondendo a questa intervista sul volo di ritorno da Knok, Irlanda). Quando scrivo sono una perfezionista, costringono Mary a rimanere giorni sullo stesso pezzo fino a che non mi soddisfa. Lei è la più paziente del duo, se non si era capito!
3. Ora parliamo del vostro romanzo d’esordio “I colori della nebbia”. Un romanzo storico, ambientato nel 1815 a Mantova. Volete parlarci di questa vostra storia?
F. I colori della nebbia racconta un'epoca particolarmente densa di avvenimenti, si pensi alla recente conclusione delle guerre napoleoniche, alla Restaurazione del potere politico imperiale nel Lombardo - Veneto. La popolazione doveva essere molto provata, il mantovano da fonti storiche era un territorio martoriato. Ci si trovava, a ben vedere, come prima di un balzo, con il fiato sospeso. Proprio in questi anni nasceva anche lo spirito indipendentista italiano, perciò parlare della storia d'amore fra una borghese italiana e un maggiore dell'esercito austriaco è stata una sfida stimolante. Un modo per testimoniare la vittoria dell'amore su ogni differenza.
M. Abbiamo deciso di ambientarla nella nostra città, primo perché la conosciamo come le nostre tasche e secondo perché ha veramente un’atmosfera magica. Immaginate una città che sorge dalle acque circondata da tre laghi, quasi sempre coperta da una sottile nebbia che le dona un’aura di mistero. E la storia stessa che il libro racconta è un mistero, fitto di complotti, intrighi, un misterioso colpevole da portare allo scoperto, ma anche la storia di un amore profondo che aiuta due persone rimaste ferite in modi diversi a guarire, insieme, e a costruirsi un futuro nonostante il mondo che le circondi sia nel caos a causa degli sconvolgimenti politici dell’epoca.
4. Matilde è la giovane protagonista del vostro libro. Quanto di voi c’è in lei? Chi più fra le due la rappresenta?
M. Io ho seguito più Matilde, mentre Francesca ha seguito più il personaggio di William, ma alla fine i personaggi ci rispecchiano entrambe. Matilde può apparire fragile, specialmente all’inizio del libro, titubante e impaurita, ma dentro è forte e tirerà fuori questa forza quando il suo amorea appena scoperto sarà messo in pericolo. Mai sottovalutare una donna. E’ una verità che i cattivi della nostra storia impareranno a loro spese. Nella figura di Matilde è molto importante anche la sua famiglia, che la appoggia e la incoraggia. E’ stato molto importante per me costruirle intorno un nucleo famigliare verosimile e realmente affettuoso, ma anche con i piccoli difetti di ogni parentado.
F. Io mi sono occupata più dei personaggi maschili, Edmund, Eusebio, William, perciò ho forse meno punti di contatto con Matilde. Comunque, credo sia importante dire che la stimo, condivido le sue scelte e le sono molto affezionata. infatti, se all'inizio ci eravamo divise le parti, Matilde a Mary, William a me, andando avanti con il progetto ci siamo spesso invertite le parti.
Ogni donna che abbia affrontato o stia vivendo un momento di crescita e cambiamento, il famoso distacco dal nido, capirà perfettamente Matilde e sorriderà dei suoi piccoli, grandi dubbi.
......
Le frittelle della fiera
Oggi vi rivelo un'altra ricetta
presente nel romanzo I colori della nebbia.
Matilde e William, in una
scena del libro, visitano una piccola fiera che si teneva sul
lungolango dietro il Duomo della città. E lì, ieri come oggi, era
possibile assaggiare delle deliziose frittelle: dolci fritti e
zuccherati, dalla tipica forma tonda e schiacciata, venduti dagli
ambulanti.
Ancora oggi, quando i giostrai arrivano a Mantova in primavera, tutti corrono ad assaggiare queste ghiottonerie, io stessa ne vado matta. Ma è possibile anche prepararle a casa propria, ecco la ricetta:
Ancora oggi, quando i giostrai arrivano a Mantova in primavera, tutti corrono ad assaggiare queste ghiottonerie, io stessa ne vado matta. Ma è possibile anche prepararle a casa propria, ecco la ricetta:
Ingredienti per l'impasto
Zucchero 50 gr.
Sale 10 gr.
Lievito di birra 25 gr.
Latte250 ml
Burro 100 gr.
La scorza grattugiata di due limoni
Farina Manitoba 500 gr
Vanillina1 bustina
Ingredienti per friggerle
Olio di semi vari o di semi di girasole
o di arachidi
(io personalmente non apprezzo quello
di arachidi, ma è una questione di gusti)
Per cospargere le frittelle
Zucchero semolato a piacere (meglio
abbondare)
Preparazione
Togliete il burro dal
frigorifero e lasciatelo ammorbidire a temperatura ambiente.
Mettete in un contenitore il latte a temperatura ambiente, scioglietevi il sale, lo zucchero e aggiungete la scorza grattugiata dei due limoni
Mettete in un contenitore il latte a temperatura ambiente, scioglietevi il sale, lo zucchero e aggiungete la scorza grattugiata dei due limoni
Versate il composto in
una planetaria munita di gancio per impasti (o in un recipiente
capiente se lavorate l'impasto a mano), e aggiungete 1/3 della farina
mista a vanillina ; impastate bene fino ad ottenere una pastella
fluida e poi aggiungete il lievito sbriciolato. Lavorate ancora per
qualche minuto, poi aggiungete un po' alla volta tutta la restante
farina e continuate a impastare fino a ottenere un composto morbido
ed elastico, quindi incorporate anche il burro ammorbidito e lavorate
ancora l'impasto finché risulti morbido ed elastico.
Ungete di olio di semi i
palmi delle mani e anche l'interno di una ciotola abbastanza grande.
Prendete l'impasto, ponetelo nella ciotola e spennellate leggermente
la sua superficie con dell'olio di semi; mettetelo a lievitare per
circa 1 ora e ½ ponendo la ciotola in un luogo privo di correnti
d’aria e fonti di calore, che potrebbero fare ammorbidire troppo il
burro contenuto nell'impasto: tenete presente che l’impasto dovrà
raddoppiare il suo volume.
Inumidite uno strofinaccio da cucina pulito e coprite l’impasto delle frittelle: questo servirà a prevenire il formarsi di una crosticina dura sulla superficie. Quando l'impasto delle frittelle avrà raggiunto il doppio del suo volume, trasferitelo su un piano e formate un lungo salsicciotto che taglierete a pezzetti del peso di circa 100-110 gr l'uno. Da ogni pezzetto ricavate una pallina, poi poggiate le palline su una spianatoia e modellatele con una leggera pressione del palmo della mano (insomma schiacciatele un poco).
Disponete le palline su
di un canovaccio pulito e asciutto, distanziandole tra di loro di
almeno 2-3 cm ; ricopritele con un altro canovaccio e attendete circa
20 minuti per la seconda lievitazione. Passati i 20 minuti, allargate
con le mani le palline di impasto per renderle piatte e circolari
(dovrete allargarle ottenendo un diametro di circa 20 cm), rendendo
molto sottile (quasi trasparente) il centro della frittella e
lasciando i bordi un po' più spessi.
Ponete dell’olio di semi a scaldare sul fuoco: l’olio per friggere le frittelle, deve essere caldo ma non bollente (circa 170°); potreste fare una prova friggendo un piccolo pezzetto di impasto: se il pezzetto di pasta diventa dorato lentamente l’olio è pronto.
Se invece il pezzetto di pasta si scurisce troppo in fretta, vuol dire che l’olio è troppo caldo e c’è il rischio che le frittelle si brucino. Immergete la frittella nell'olio e aspettate che si colorisca da entrambi i lati.
Quindi scolatele con
l'aiuto di due forchette (o di una schiumarola) e passatele nello
zucchero semolato facendolo aderire su entrambi i lati.
Adagiate le frittelle già pronte su un vassoio e servitele immediatamente. Sono buone solo calde e fragranti!
29/09/13
28/09/13
Nuova segnalazione del nostro libro
Anche il blog Il pensierino della sera, blog dedicato per lo più ai programmi radio, parla del nostro romanzo:
http://ilpensierinodellasera.blogspot.it/2013/09/a-ottobre-mantova-si-tinge-di-rosa.html
E manca ormai pochissimo alla sua uscita in edicola! La settimana prossima potrete finalmente leggerlo e comprarlo....avete già avvertito il vostro edicolante di fiducia?
26/09/13
Il pomo d'oro
All'interno del romanzo I colori della nebbia non poteva mancare una scena che mettesse in risalto il magnifico Teatro Bibiena di Mantova.
Ed è una scena veramente molto avvincente e centrale alla storia... come scoprirete leggendolo, durante la quale nel teatro viene messa in scena l'opera lirica Il pomo d'oro.
Il Pomo d'oro,
rappresentato per la prima volta a Vienna
nel 1668, è forse la più famosa opera lirica di Antonio Cesti.
Messo in scena per celebrare il secondo matrimonio dell'Imperatore
Leopoldo I con la principessa Margherita, infanta di Spagna,
il dramma musicato risultò straordinario agli
occhi del pubblico dell'epoca. Straordinario per ampiezza
(cinque atti allestiti in due giornate successive) e per impiego di
mezzi: quasi cinquanta cantanti, cori e comparse a non finire (con
leoni ed elefanti), balli e armeggiamenti, e ben 26 cambi di scena
per la cui complessità fu necessario costruire un teatro apposito.
L'opera infatti prevedeva
l'utilizzo di una grande orchestra, numerosi cori e diversi congegni
meccanici, usati per rappresentare situazioni come gli dei che
discendevano dall'Olimpo, battaglie navali e tempeste.
Il pomo d’oro spicca soprattutto per la
magnificenza delle scene di Ludovico Burnacini – impressionante la
sesta del secondo atto, dove la città di Dite in fiamme è
circondata dalle acque su cui naviga la barca di Caronte, il tutto
contenuto nella gola di un enorme mostro infernale con le fauci
spalancate grandi quanto il boccascena (fauci che poi,
incredibilmente, si richiuderanno); e altrettanto stupefacente la Via
Lattea in cui compare la Sfera del Fuoco con Venere trionfante ; così
il crollo a vista dell’enorme torre che contiene il pomo d’oro
(in fine d’opera), e in generale tutto il quarto atto, con ben otto
mutazioni, stupisce per macchine e azzardi scenografici (per non
parlare degli apparati di città celesti pronti a splendere fra le
nuvole a ogni divina apparizione). La storia raccontata dal
librettista Sbarra, contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare,
si distingue per linearità e coerenza. In breve: l’opera si apre
con il noto episodio della mela destinata «alla più bella» – la
Discordia che la getta ai piedi delle tre matriarche del cielo
(Pallade, Giunone e Venere), le gelosie di queste, l’intervento di
Giove, l’elezione di Paride a giudice supremo, e la consegna del
pomo a Venere (che ha corrotto Paride offrendogli l’amore di Elena,
la più bella della terra) – e tutto è raccontato con arguzia e
divertimento nel primo atto . Il seguito racconta di Paride che
lascia Ennone per Elena, di Ennone che prima si dispera e poi si
consola con il bel pastorello Aurindo, delle reciproche vendette di
Pallade (che assolda Marte) e Giunone (aiutata da Nettuno), di Venere
che difende Paride dalla furia delle due e di Giove che, stanco di
tanto trambusto, si riprende il pomo e lo dona alla celebrata
imperatrice Margherita (i cui trionfi, suoi e del marito, erano già
stati preannunciati nel prologo delle nazioni). Sbarra, come sempre,
offre un libretto dalla versificazione semplice, snella, scherzosa,
ricca di rime attente al metro e alla destinazione musicale, ma al
contempo ironico, intelligente, arguto, spesso malizioso e
disincantato – per esempio con un Momo al limite dell’eresia: «il
viver nostro è giusto una commedia (...). Ma doppo l’ultim’atto
in van s’attende De l’humana vicenda Altra nuova apparenza, Per
che quando la favola è finita Restano spenti i lumi De la speme non
men che della vita».
Per la sua immensità e unicità l'opera offre una
panoramica quasi completa delle forme dell’opera italiana coeva:
presenti i tipi più diversi di aria, arioso, recitativo, e poi
infinite le ariette, i lamenti, i duetti, terzetti, quartetti, cori
con o senza soli, scene pastorali, infernali, comiche, amorose,
trionfali, sinfonie, balli, tempeste e quant’altro – fra cui
un’arditezza di colorature per Pallade (“Non più pugne
giocose”).
24/09/13
I personaggi storici del nostro romanzo
Oggi voglio parlarvi
della parte storicamente vera del nostro romanzo.
Nell’inverno
del 1815 giunse veramente in visita a Mantova l’imperatore
d’Austria Francesco I (Firenze, 12 febbraio 1768 – Vienna, 2
marzo 1835). Il suo regno fu segnato dalle guerre napoleoniche. La
guerra della Terza coalizione (1805) vide la perdita del
Lombardo-Veneto da parte dell’Austria a favore dell’impero
francese. Poi fu costretto, pur di raggiungere la pace, a dare in
matrimonio Bonaparte la figlia Maria Luisa, ma la pace durò solo
fino al 1813 quando, dopo la disastrosa campagna di Russia, l’Austria
ruppe l’alleanza con la Francia schierandosi con i precedenti
alleati: Inghilterra, Prussia e Russia. Il Congresso di Vienna (1814)
e la disfatta definitiva di Napoleone a Waterloo restituirono a
Francesco I d’Austria gran parte dei territori perduti negli ultimi
quindici anni.
La sua figura storica
inscindibilmente legata al nome di Klemens von Metternich, che dal
1809 in avanti si trovò a ricoprire le più alte cariche dello stato
e che esercitò di fatto il corrispondente potere politico, mentre
l'imperatore pareva di gran lunga più interessato alla botanica che
agli affari di stato, esercitando una funzione meramente
rappresentativa dei suoi poteri.
Francesco I si sposò ben
quattro volte, poiché sopravvisse alla sue prime tre mogli e tra i
figli che ebbe dalla sua seconda consorte ci fu anche Francesco Carlo
(1802-1878), arciduca, che sposò Sofia di Baviera dalla quale ebbe,
fra gli altri, due figli divenuti poi imperatori: Francesco Giuseppe,
imperatore d'Austria, marito della famosa Sissi e Massimiliano
d'Asburgo, imperatore del Messico.
Quando venne in visita a
Mantova nel 1815 Francesco I era ancora sposato con la sua terza
moglie la cugina di primo grado Maria Ludovica Beatrice
d'Asburgo-Este (Monza 1787- Verona 1816), figlia dello zio paterno
Ferdinando d'Asburgo-Lorena, Governatore di Milano e di Maria
Beatrice d'Este.
Anche la vita di Maria
Ludovica era stata segnata dalle gesta di Napoleone, per cui provava
un odio fin da quando, nel 1796 a causa dell’occupazione francese
di Milano fu costretta a fuggire con la sua famiglia dall’unica
casa che aveva mai conosciuto fino ad allora. La giovinetta visse
dapprima in Milano e poi nella Villa Reale a Monza, che il padre,
divenuto nel 1771, aveva fatto costruire nel 1777, prendendo a
modello il castello di Schönbrunn. Ella venne cresciuta dalla madre
e da una balia ed educatrice, che era stata inviata a Milano dalla
nonna. La giovane crebbe bilingue, ma poiché madre ed educatrice
parlavano con lei solo in lingua italiana, ella poté poi parlare con
il futuro marito solo in uno stentato tedesco. Si trasferirono prima
a Trieste, poi a Wiener Neustadt e infine nel 1803 a Vienna, nel
palazzo Dietrichstein, sulla Minoritenplatz, e dove nel 1806 il padre
morì, si dice di crepacuore perché non aveva più potuto rientrare
in Milano.
Quando il 6 gennaio 1808
Maria Ludovica sposò l’Imperatore Francesco I, lui aveva ben
venti anni più di lei e a Corte si sussurrava che egli avesse già
fatto sua la cugina ben prima delle nozze in qualche boudoir di
Schonbrunn. Beatrice infatti era una fanciulla affascinante, bionda,
allegra di carattere e fisicamente delicata quanto lo stelo di un
fiore. Fece subito amicizia con la figlia dell’Imperatore, Maria
Luisa, cha allora aveva solo 4 anni meno di lei, e cioè diciotto.
Maria Ludovica si oppose
strenuamente quando Francesco I decise di dare in sposa Maria Luisa a
Napoleone, ma senza successo dato che l'Austria non era nella
condizione di poter rifiutare l'offerta dell'imperatore francese.
Maria Ludovica avrebbe inoltre voluto che la figliastra sposasse suo
fratello Francesco, futuro duca di Modena.
Matrigna e figliastra
poterono di nuovo riabbracciarsi il 21 maggio 1814 a
Sieghartskirchen, vicino Vienna, allorché Maria Luisa fece ritorno,
col figlio avuto da Napoleone, in Francia. La definitiva caduta del
generale a Waterloo il 18 giugno 1815 segnò la fine delle
preoccupazioni degli Asburgo e di Maria Ludovica.
22/09/13
Grazie Nina
Nuova segnalazione del nostro romanzo:
http://ninapennacchi.blogspot.it/2013/09/i-colori-della-nebbia.html
Grazie a Nina, anche lei scrittrice di romance!
21/09/13
Nuova intervista
Abbiamo rilasciato una nuova intervista, rivelando nuove succose anticipazioni sul romanzo I colori della nebbia, sul blog Bostonian Library.
Qui sotto potete leggerne un piccolo estratto. Per l'articolo completo vi rimando a questo link:
http://bostonianlibrary.blogspot.it/2013/09/intervista-esclusiva-alle-autrici-di-i.html
-Volendo presentare il vostro romanzo "I colori della nebbia" al pubblico del Bostonian Library, cosa vorreste dire ai lettori?
M. Scrivendo I colori della nebbia abbiamo cercato di creare un romance che uscisse dai soliti schemi. Matilde, la protagonista femminile, è una ragazza che ha subito un grave trauma e ne è uscita cambiata per sempre. Lo sta superando, ma sa che non tornerà più come prima e sta cercando con coraggio di riprendere una vita normale. Anche William è stato per sempre segnato dalla guerra che ha combattuto ed è rimasto distaccato dal mondo che lo circonda. Sono due personaggi con un passato difficile, che si sentono diversi dalle altre persone, ma che l'uno nell'altra troveranno un prezioso appoggio. Il nostro fine era costruire due protagonisti a tutto tondo, con dei problemi reali e realistiche reazioni, speriamo di esserci riuscite. Ma starà ai lettori giudicare. Posso solo anticiparvi che abbiamo messo di tutto e di più in questo libro: ironia, avventura, mistero, passione, non manca nulla.F. Come ha anticipato Mary, si tratta di un romance, ma in esso c’è di più. Abbiamo lasciato ampio spazio all’avventura e al giallo che si dipana durante lo svolgimento della trama. Abbiamo creato personaggi secondari divertenti, disperati, spietati, ma sempre umanamente condivisibili. Il ventaglio di emozioni e stati d’animo descritti è ampio, ma il faro che regge le fila della vicenda è l’amore. William e Matilde sono due persone appartenenti a mondi apparentemente diversi, perché lei è di famiglia borghese e mantovana, lui è un maggiore austriaco di nobili origini. Tuttavia, le loro strade si uniscono indissolubilmente e la passione divampa, il loro amore costantemente in pericolo vi terrà sul filo di lana fino all’ultimo! Insomma, cari Bostonian reader, se vorrete perdervi nelle atmosfere sfarzose del 1815, conoscere la splendida città di Mantova e fare il tifo per una coppia che merita di stare unita, a dispetto di ogni intrigo, I colori della nebbia è il libro che fa per voi.
- Il vostro romanzo nasce da un'immagine, da un personaggio, da una situazione o altro ancora?F. Nasce per un buon 40% dalla decisione di ambientare la vicenda nella nostra città, Mantova, dalle conseguenti ricerche storiche, che ci hanno impegnate nei primi mesi di stesura. La percentuale maggiore, il 50%, è frutto delle iniziali immagini che ci hanno evocato i protagonisti. Ricordo un pomeriggio piovoso, a casa di Mary, alla sua scrivania, entrambe reduci da una giornata lavorativa impegnativa ma con la voglia di gettare le basi di un progetto che, nonostante non fosse ancora stata scritta una sola parola, ci aveva già coinvolte. Nacque quel pomeriggio I colori della nebbia, mentre decidevamo di che colore avrebbe avuto occhi e capelli William e discutevamo sulle caratteristiche fisiche di Matilde. Il rimanente 10% è opera della nostra testardaggine, siamo diverse in tutto e per tutto, ma siamo entrambe molto determinate. Ciò è contemporaneamente positivo e negativo, perché il romanzo è stato frutto di lotte e momenti di immediata comprensione, sempre e comunque con il faro davanti di riuscire a dare al pubblico un buon lavoro.
M. Direi che è nato dai protagonisti, prima sono venuti loro, e poi il romanzo ha seguito a ruota. Come ho detto prima, abbiamo puntato a creare un uomo e una donna veramente speciali.
- Scrivere a 4 mani è complicato oppure un'avventura impagabile?M. Entrambe le cose. Richiede organizzazione e la disponibilità di continuare a confrontarsi su ogni idea. Ma è anche più semplice che non scrivere da soli, a volte, poiché c'è sempre qualcuno a cui chiedere aiuto, o a cui appoggiarsi, o che è pronto a spronarti.F. Scrivere a quattro mani è stato formativo per entrambe perché, prima di iniziare a fare editing con la splendida redazione Harlequin, siamo state l’una l’editor e la principale critica dell’altra. Ma è stato anche un lavoro più lungo del normale perché quando nascono le scene, sempre discusse e condivise in ogni loro parte, devono essere armonizzate per evitare ci sia un eccessivo salto stilistico fra le parti. Come dicevo prima, siamo molto diverse, se non avessimo lavorato molto sul collante che teneva insieme le parti del romanzo, la cosa sarebbe balzata eccessivamente all’occhio. Sono contenta e orgogliosa di avere Mary come compagna di avventura!
- Perché scegliere un nome de plum (anglossassone) piuttosto che puntare sui vostri veri nomi? Più una coperta di linus o un omaggio particolare a qualche autore/autrice a voi caro?M. E' stato un omaggio alle nostre autrici romance preferite. Io adoro Mary Balogh, perciò sono diventata Mary Shepard. Tra i miei romanzi preferiti in assoluto c'è il suo libro The famouse heroine. Amo il modo in cui riesce a esprimere concetti complessi con apparente semplicità.F. Un omaggio alla autrici inglesi, che amiamo tanto e che rappresentano la spina dorsale del romance, ma con la voglia di mantenere qualcosa di nostro perché Frances è la traduzione del mio nome, Francesca.
- Da cosa è nato il bisogno di scrivere proprio questa storia: una necessità impellente o piuttosto un'esperienza che vi sentivate giunta a maturazione?F. Tutto nacque dalla follia di due universitarie prossime alla tesi, forse dall’esaurimento nervoso in cui versavamo a pochi mesi dalla laurea… Avevamo un buon periodo storico da approfondire, che è stato oggetto delle nostre tesi, avevamo accumulato entrambe un po’ di esperienza e ci sentivamo pronte per una nuova avventura. Ci siamo dette: tentiamo e l’abbiamo fatto!
M.Avevamo entrambe già scritto altro prima di questo romanzo, provare a scrivere a quattro mani era una nuova sfida, un esperimento, ma anche un banco di prova. Poi l'editing con una grande casa editrice ci ha fatto veramente maturare molto.
- Cosa è stato più complicato imprimere sulla carta de "I colori della nebbia" : un personaggio, una situazione o la trama?M.Forse far funzionare alcuni punti della trama. Abbiamo inserito un mistero da risolvere nel romanzo, perciò i colpevoli non dovevano essere troppo palesi fin dall'inizio, né alla fine, doveva essere troppo semplice per i protagonisti tentare di fermarli. Creare scene mozzafiato, ma verosimili non è semplice. A un certo punto della stesura, mentre eravamo a fare shopping, mi sono ritrovata a dire a Francesca : “E se ci ispirassimo a CSI per questa scena?” Il che , capirete è un tantino anacronistico, ma come spunto può anche funzionare … Non posso rivelare altro.F. Inizialmente è stato complicato intenderci alla perfezione sui personaggi. Io dicevo William è così e Mary aveva un’altra idea, lei pensava a come avrebbe reagito Matilde a un problema e io ero completamente fuori sincronia quando scrivevo di lei. Abbiamo dovuto accordare la pedalata come in tandem! Man mano che si proseguiva, però, i caratteri dei personaggi sono venuti spontaneamente a galla, mentre emergevano problemi con la trama. Per rendere dei malvagi credibili credo ci voglia un movente, perciò crearlo ci ha fatte esplorare il mondo della giallistica per riuscire a essere efficaci. Comunque non ci sono mai stati punti di blocco totale, nulla che una buona sessione di shopping compulsivo non possa risolvere, fortunatamente!
20/09/13
Castello di Schonbrunn, Vienna
Vienna. E' da qui che arriva William il protagonista del romanzo. L'ho visitata quest'estate con Azzurra, la grafica che ha curato questo blog. Ecco un piccolo video, molto amatoriale, che ho girato.
17/09/13
15/09/13
13/09/13
Dolci delizie
Vi ho già detto che Silvana, la madre di Matilde, è una cuoca sopraffina e una buonissima forchetta, ecco un'altra delle sue ricette preferite: la polenta fritta dolce. Semplice, semplice, ma incredibilmente gustosa.
La polenta si sa, era praticamene il pane di chi viveva nella pianura padana, e lo è stato fino a dopo la seconda Guerra Mondiale. Ancora oggi è un alimento che noi a Mantova mangiamo spesso in inverno, con vari condimenti e affiancato da un gustoso cotechino o da un bel salame..... difficile che ne avanzi, ma nel caso capiti tutti ne saranno felici. Infatti sarà l'occasione per preparare la polenta fritta il giorno dopo.
Una volta raffreddata la polenta si solidifica e può essere facilmente tagliata a fettine sottili. In una padella appena sporcata olio di semi, ma proprio sporcata, friggete le fettine di polenta finché risulteranno dorate e croccanti. Poi preparate un piatto con sopra della carta assorbente e spargetevi sopra abbondante zucchero. Adagiatevi sopra la polenta fritta. Cospergete ancora zucchero sulle fettine di polenta e poi divoratele. Semplicemente divine. Un dolce veloce adatto per la colazione della domenica.
Silvana stessa lo prepara per Matilde e le sue ospiti in un capitolo di I colori della nebbia.
12/09/13
Ricordi storici
Passeggiare per le vie di Mantova riserva sempre delle sorprese. Stavo camminando per uno dei piccoli vicoli caratteristici della città quando mi appare un suonatore di organetto ottocentesco!
E pensare che non lo abbiamo nemmeno inserito nel romanzo. Mannaggia.
11/09/13
Segnalazioni
Il blog Una passione oltre, e il blog Sognando leggendo hanno parlato del nostro romanzo:
http://blog.libero.it/unapassioneoltre/11580344.html
09/09/13
Il booktrailer ufficiale del romanzo
Il booktrailer di I colori della nebbia è ufficialmente online sul nostro canale You Tube.
Naturalmente anch'esso è opera di Azzurra che ha curato la grafica sia del sito dedicato al romanzo, che di questo blog.
Che ne pensate? Non è bellissimo?
Scorci di Mantova
Le lunghe code di turisti dovute al Festivaletteratura
Curia
Torre della gabbia, dove venivano rinchiusi ed esposti i delinquenti
Palazzo Ducale
Balconi caratteristici
Duomo
08/09/13
Nuova intervista
Beira del blog Beira's heart ci ha intervistato.
Potete leggere l'intera intervista a questo link:
Eccone un piccolo assaggio:
Benvenuta Mary! Benvenuta anche a te Frances! Cominciamo immediatamente e scopriamo chi si cela dietro questi nomi. Vi va di parlarci un po’ di voi?
Mary Mi presento: sono Mariachiara Cabrini, lettrice compulsiva, blogger e scrittrice. Sulla scrivania ho una paperella di gomma in onore della paperella vampira di Anita Blake, il personaggio di Laurell K. Hamilton, e un busto di Jane Austen, poiché adoro i suoi romanzi. Sembra una contraddizione, vero? Eppure amo i vampiri e i romanzi paranormal, quanto i romance e i romanzi storici. Unica regola ferrea: esigo i lieto fine.
Frances Sono Francesca Cani, vivo e lavoro a Mantova. Sono sposata da quasi un anno, nel tempo libero leggo, scrivo e pratico sport. Sono appassionata di pattinaggio artistico, una disciplina che non mi limito a guardare alla Tv, ma che pratico ogni volta che posso. Amo gli animali, adoro la mia famiglia e gli amici di una vita. Nella lettura prediligo la qualità al numero di volumi letti, non amo le opere eccessivamente commerciali. Quando scrivo sono molto severa con me stessa, credo di essere una perfezionista.
Il genere storico si può definire affascinante, quanto insidioso. Molte sono le conoscenze che servono per addentrarsi in esso. Perché proprio lo storico?
Mary Perché no? Trovo sia un genere sempreverde e lo leggo ormai da anni, anche grazie ai libri ereditati da mia madre. Francesca poi ora ne ha ereditato un’intera libreria! Giusto, Francy? Leggere così tanti romance, diciamo che è già una buona preparazione, poi scegliere un ambientazione che conoscevamo bene, come la nostra città, ha aiutato. Il resto dei problemi è stato risolto con la consultazione di alcuni libri di storia e cronache mantovane biblioteca.
Frances Credo che la collezione di Harmony che ho ereditato nel 2010, da un’amica di mia nonna, sia stata in qualche modo propiziatoria. Quasi un segno! Il genere storico è venuto spontaneo a entrambe: siamo laureate in storia dell’arte, la ricerca è il nostro pane quotidiano. Le atmosfere affascinanti del periodo della Restaurazione, gli abiti a vita alta per le donne, i salotti frequentati dalla buona società, la cavalleria degli uomini di allora, ci hanno dato molti spunti e molte soddisfazioni in corso d’opera. Per scrivere un buon romanzo storico, credo che la scelta di un periodo che affascina ancora oggi, sia fondamentale.
Un lavoro a quattro mani credo che sia davvero duro da portare avanti. Com’è stato lavorare con un’altra persona? Qual è stato, in particolare, il procedimento di stesura del testo?
Frances Siamo partite con tutta la razionalità possibile: ci siamo divise le parti, i capitoli e abbiamo continuato a discutere su ogni passaggio. Un procedimento forse più lungo del normale, ma estremamente efficace, perché gli errori o le imprecisioni di cui non mi accorgevo io li trovava Mary e viceversa. Inizialmente avevamo pensato che io a avrei scritto tutte le parti di William e Mary tutte quelle di Matilde, ma andando avanti ci siamo spesso scambiate i ruoli. Questo ha contribuito ad amalgamare gli stili che, è innegabile, sono molto diversi, come base.
Mary Lavorare con un’altra persona aiuta la propria prospettiva rispetto al testo. A volte uno scrittore non riesce a vedere i difetti di un proprio lavoro perché nella sua testa è già tutto chiaro, sa perfettamente cosa voleva dire, ma l' importante è che siano lettori a capire ciò che lui vuole trasmettere e non sempre ciò accade. Lavorare in coppia ti fornisce sempre un riscontro immediato. Quante volte io non capivo ciò che voleva dire Francesca e lei quello che volevo dire io! Durante la stesura è stato importante stilare una scaletta dei capitoli con i rispettivi contenuti, darsi un ordine dei fatti da seguire.
È ora di parlare del romanzo! Molti sono gli spunti che state dando ai vostri futuri lettori sulla vostra pagina facebook e sul vostro blog, ma vogliamo sapere dalle stesse autrici: di cosa parlerà il libro?
Mary Se rispondo amore sono troppo banale? Scherzi a parte, è la semplice verità. Il libro nostro libro contiene molti temi: mostra scorci di una città misteriosa e affascinante, affronta la paura, il dolore, la voglia di arrendersi e poi di ricominciare, esplora ogni sfumatura di emozione, dalla disperazione più assoluta, alla gioia più grande. Ci sono attentati, duelli, omicidi, indagini, complotti, politica, ma anche arte, scenette famigliari, personaggi buffi e personaggi complicati... Ma il fulcro di tutto è l'amore. In tutte le sue sfumature.
Frances Il romanzo parla di persone comuni, che hanno sofferto, che sarebbero davvero potute esistere, ma lo fa con la leggerezza e i toni pacati di una commedia. Intendiamoci, il tormento c’è ed è totale e assoluto, ma dietro l’angolo c’è sempre la luce, così come oltre la nebbia ci sono sempre i colori. L’amore è il faro, il collante e lo sprone delle azioni, ciò per cui vien voglia di continuare a lottare, anche quando ogni speranza sembra perduta. La ricerca e il trovare l’uomo o la donna della propria vita è il centro del romanzo, il cuore pulsante, sia per i protagonisti che per tutti i personaggi minori che gravitano intorno a loro.
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07/09/13
La buona tavola mantovana
Mantova è città esteticamente affascinante, storicamente importante e culinariamente straordinaria.
Qui da noi, si mangia bene, nazi benissimo, su questo concordano tutti. Dai tortelli di zucca, fino al bussolano, Mantova offre ricette per tutti i gusti e tutte gustose.
Passeggiando per i suoi vicoli però è un piatto i particolare a colpire il turista poiché è riproposto da innumerevoli vetrine: la sbrisolona, il nostro dolce tipico per antonomasia.
Anche Silvana, la madre di Matilde, la protagonista de I colori della nebbia, la propone alla nostra eroina nel romanzo.
Curiose di provare questo dolce, ma non abitate vicino a Mantova e quindi non sapete come reperirla? Non fidatevi delle imitazioni che si trovano in giro, cucinate voi l'originale sbrisolona seguendo questa ricetta:
Ricetta della Sbrisolona
Ingredienti:
200 gr di farina di mais (finemente macinata)
200 gr di farina 00
200 gr di zucchero
150 gr di mandorle pelate
50 gr di mandorle non pelate
200 gr di burro
2 uova
200 gr di farina 00
200 gr di zucchero
150 gr di mandorle pelate
50 gr di mandorle non pelate
200 gr di burro
2 uova
Preparazione:
Tritare grossolanamente le mandorle pelate, lasciando da parte quelle non pelate, che serviranno poi per la guarnizione. In una terrina lavorare il burro ammorbidito con i tuorli d’uovo. In un’altra più capiente mescolare tutti gli altri ingredienti: le farine, lo zucchero le mandorle tritate, e poi unire i due composti con le mani, stringendo i pugni in modo da creare molti grumi, l'impasto deve apparire sbriciolato.
Imburrare una teglia di 24/26 cm di diametro e versare l’impasto lasciandolo cadere a pioggia sempre cercando di sbriciolarlo con le mani.
Infine decorala cospargendo le mandorle non pelate. Infornare a 180° (forno statico) per circa 1 ora. Non contenendo uova la cottura potrebbe risultare anche più veloce, perciò tenete d'occhio il colore dell'impasto, deve essere dorato, non marroncino.
Imburrare una teglia di 24/26 cm di diametro e versare l’impasto lasciandolo cadere a pioggia sempre cercando di sbriciolarlo con le mani.
Infine decorala cospargendo le mandorle non pelate. Infornare a 180° (forno statico) per circa 1 ora. Non contenendo uova la cottura potrebbe risultare anche più veloce, perciò tenete d'occhio il colore dell'impasto, deve essere dorato, non marroncino.
Una volta estratta dal forno, cospargete la torta di zucchero fine o di canna, come preferite, in superficie.
E mi raccomando, la torta sbrisolona, non si affetta col coltello, ma si spezza con le mani, e le briciole si raccolgono col cucchiaio e poi si mangiano.
E mi raccomando, la torta sbrisolona, non si affetta col coltello, ma si spezza con le mani, e le briciole si raccolgono col cucchiaio e poi si mangiano.
Se vorrete altre ricette mantovane, non esitate a chiederle. E fatemi sapere se la torta vi è venuta e vi è piaciuta.
Nuovi segnalibri elegantissimi
Azzurra ha preparato degli stupendi segnalibri stavolta ispirati al personaggio di William,
non lasciateveli sfuggire e scaricateli.
06/09/13
La nostra prima intervista
Io e Francesca siamo state intervistate da Lo del blog I libri di Lo (che emozione!), potete leggere la nostra intervista a questo link:
Ecco un piccolo estratto delle nostre risposte:
È la prima volta che mi capita di intervistare qualcuno di cui non ho letto il romanzo, ma la scrittura a 4 mani mi ha sempre incuriosita tantissimo e non potevo perdere questa opportunità ^^
LO: Avete voglia, per rompere il ghiaccio di raccontarci qualcosa di voi? Chi siete nella vita?
Frances: Ho 32 anni, lavoro a stretto contatto con i bambini e forse perciò non sono mai diventata totalmente adulta. Sono sposata da un anno e attualmente mi trovo a sperimentare una sorta di luna di miele prolungata che, devo ammetterlo, fa girare la testa! Nel tempo libero leggo, scrivo e pratico pattinaggio artistico. Sono una persona dinamica, sportiva, intraprendo ogni sfida con determinazione, a volte anche con troppa grinta… Mary sa qualcosa del mio perfezionismo! Scusa, Mary!
Mary: Sono un'impiegata, lettrice compulsiva, che legge talmente tanto da aver deciso di curare un blog dedicato ai libri. Ho un busto di Jane Austen sulla mensola, direi che già questo dice molto di me. Ho una fantasia piuttosto estrosa, amo i romanzi paranormal e il lieto fine, ma al tempo stesso sono una persona molto concreta che ama, nella scrittura, uno stile semplice e chiaro. A volte anche troppo semplice, come Frances ormai sa bene. Controbilancio questa tendenza con estremi voli di fantasia nelle trame... Non so se questo sia positivo, però.
LO: La passione per la lettura prima e per la scrittura poi hanno sicuramente contribuito a cementare la vostra amicizia, ma – e questa è una cosa che mi ha sempre incuriosito moltissimo – come è nata l’idea di scrivere un romanzo a 4 mani?
Frances: L’idea è venuta a me, durante una sessione di shopping compulsivo post-esame universitario. Eravamo insieme a valutare delle magliette di un noto marchio di moda e, trac! La proposta mi è uscita dalle labbra, incontrollata. Subito Mary mi ha guardata male, ma l’unione fa la forza, no? Poi sono trascorsi molti mesi e diversi tentativi, quindi siamo giunte a un progetto realizzabile.
Mary: Credo sia normale per due scrittrici confrontarsi sulla difficoltà di trovare un editore e sull'importanza di cercare di scrivere un'opera di genere commerciabile... Alla fine siamo giunte alla conclusione che forse, in due, le possibilità di farcela, sarebbero aumentate. Come ha detto Francesca l'unione fa la forza, e in effetti siamo riuscite a ottenere la pubblicazione con una grande casa editrice. Inoltre, in quanto donne, lo shopping ci ispira, evidentemente. Perché è stato sempre in un pomeriggio passato fra vari negozi di abbigliamento che abbiamo risolto un problema cruciale della trama de I colori della nebbia. Ciò che è deleterio per il portafogli fa bene alla scrittura, ne abbiamo le prove. Vero, Frances?
Frances: Quando giriamo per un negozio, noi due siamo pericolose…
LO: Immagino che scrivere in solitaria e in coppia siano due cose un tantino diverse. Raccontateci un po’ come funziona, almeno per voi: chi ha ideato la trama?
Frances: Per me scrivere sola o in compagnia non fa una gran differenza, onestamente. Certo, come in tutte le cose, bisogna essere ben accompagnati, ma l’importante è dar voce a ciò che sento e scrivere a quattro mani non mi ha limitata in questo. Sono fermamente convinta, inoltre, che per funzionare un personaggio debba distaccarsi dall’io dello scrittore e, soprattutto, dal nostro egoismo di madri della creatura letteraria che produciamo. Scrivere in due aiuta a trovare la giusta prospettiva.
Mary: Dal confronto nascono cose migliori di quanto si possa immaginare, e la trama del nostro romanzo è nata proprio dal raffronto di idee. Anche molto diverse tra loro. E, soprattutto, dalla ricerca di qualcosa di nuovo e non banale all'interno del genere. Basti dire che io avevo pensato a una protagonista che soffriva di stress post traumatico e a un protagonista maschile autistico... Sono un poco estrema a volte nell'anticonformismo. Naturalmente, parlandone e riparlandone la trama si è evoluta, ma direi che è stato abbastanza veloce crearla. Molto importante per noi è stata la scelta dell'ambientazione nella nostra città: Mantova. Parlare di ciò che si conosce credo sia fondamentale.
Frances: Voglio precisare che William, il nostro protagonista maschile, non è un novello Rain Man. Gradisce molto il contatto fisico!
LO: Per lo svolgimento della storia vi consultate costantemente fino a decidere il risultato che vi mette maggiormente d’accordo o alcune parti sono opera di una sola di voi due?
Mary: Ci consultiamo costantemente. Ho nella memoria del computer delle mail lunghe quanto un papiro. Magari una può avere un'idea, ma poi l'opinione dell'altra è sempre richiesta. Molto importante è stato creare la trama e poi una sinossi specifica, capitolo per capitolo, suddividendoci il lavoro prima di iniziare a scrivere. Ricordi quanto abbiamo impiegato a costruire la scaletta?
Frances: Una vita… Ed è anche molto cambiata in corso d’opera! Sì, perché solo scrivendo ci si accorge delle incongruenze, dei passaggi che stonano e delle imprese impossibili che a volte si pretende di far compiere ai personaggi. Faccio un esempio: abbiamo iniziato pensando di dividerci i personaggi. Mary faceva Matilde e io William, ma andando avanti ci siamo invertite i ruoli diverse volte perché per far funzionare un libro scritto a quattro mani non ci deve essere troppo divario stilistico fra le parti.
LO: Come mai avete scelto il 1815 come periodo storico di ambientazione?
Mary: Il 1800 è un'epoca molto interessante e molto usata nel genere romance. Inoltre, era un periodo importante per Mantova e la sua storia. Da ricerche storiche che avevamo
svolto era emerso che il 1815 era l'anno della venuta in città dell'Imperatore d'Austria, non potevamo non utilizzare questo elemento.
Frances: L’epoca della Restaurazione, dava anche un certo carattere alle ambientazioni, da laureate in storia dell’arte (ci siamo conosciute all’università, ricordo) non potevamo rinunciare all’idea di farne un affresco. Gli abiti a vita alta per le donne, rendigote e marsina per gli uomini, e tutto il ventaglio di abbigliamento e oggettistica Regency, ci ha molto stimolate.
LO: Ci sono uno o più personaggi creati in toto da una sola di voi? Se sì, quali?
Mary: In linea di massima io ho seguito più Matilde, mentre Francs ha seguito più William.
Frances: Anche se con il procedere delle pagine entrambe abbiamo curato tutti i personaggi, ci sono scene che d’impianto sono attribuibili a una di noi. Mi riferisco alla prima volta che entra in scena Altea, l’amica di Matilde, che è un pezzo di Mary. Oppure all’incontro fra William ed Eusebio, lo zio di Matilde, che è un brano mio. Due esempi, giusto per dare l’idea.
LO: Tanti scrittori mettono qualcosa di sé nei protagonisti delle loro storie. Voi ci siete nel romanzo?
Mary: No, io non ci sono, ma nei personaggi della famiglia di Matilde ci sono dei richiami a dei membri della mia famiglia, in particolare per costruire il personaggio di sua nonna, mi sono ispirata molto alla mia.
Frances: Anche io ho preso spunto da famiglia e amici, ma l’irrequietezza di William un po’ mi appartiene, devo ammetterlo.
LO: Avete mai avuto discussioni nel corso della stesura del romanzo? Del tipo che una voleva far accadere qualcosa, mentre l’altra la pensava diversamente?
Mary: Certamente. Come ho detto prima io ho idee a volte molto estreme... Poi i nostri gusti non coincidono molto, siamo molto diverse, perciò abbiamo dovuto mediare in alcune scelte, ma credo che questo abbia giovato molto al romanzo, se una cosa piace sia a me che a Francesca può piacere a tutti. Abbiamo creato qualcosa che può essere adatto a persone dai gusti più disparati.
Frances: Ci sono state mail infuocate, telefonate per pianificare un incontro urgente e brainstorming estenuanti. C’è stato tutto ciò che è normale ci sia fra due persone che lavorano a un progetto che adorano. L’amare ciò che abbiamo fatto, l’essere determinate a volere il meglio per il nostro lavoro, ci ha fatto capire che ci si può scontrare mille volte, l’importante è che il risultato migliori! Bisogna dire che l’essere due persone dai caratteri opposti, per molti versi, ci ha aiutato a rimanere coese e a non cedere.
LO: Pensate che questa esperienza vi abbia unite ulteriormente?
Frances: Decisamente! Siamo amiche dai tempi dell’università, ma una cosa è stata condividere il patema per gli esami, tutta un’altra questione è stata dividere le ansie legate a questa pubblicazione. Scrivere, essere pubblicate, era il nostro sogno molto prima che I colori della nebbia prendesse vita, l’abbiamo visto avverarsi insieme, questo cambia un rapporto, direi!
Mary: Certamente, ora ci conosciamo molto meglio. Abbiamo condiviso un'esperienza esaltante e difficile al tempo stesso, coronata poi dalla fortuna di essere pubblicate per la prima volta da una casa editrice veramente importante.
LO: Continuerete a scrivere insieme o avete intenzione di scrivere anche opere separate?
Mary: Credo che continueremo semplicemente a scrivere, sia insieme che separatamente. Ormai non ci ferma più nessuno.
Frances: Scriverò sempre anche per conto mio, l’ho sempre fatto e continuerò. Ma aggiungo che stiamo già scrivendo nuovamente insieme!
LO: C’è già qualche idea che bolle in pentola? Se sì, ci date qualche indizio?
Mary: Stiamo lavorando al seguito de I colori della nebbia e siamo già a buon punto.
Frances: Un nuovo progetto che mi entusiasma tantissimo! Siamo più mature, sia stilisticamente che emotivamente, e ciò ci sta aprendo un ventaglio di novità e possibilità che stiamo esplorando.
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